La storia di Lamberto Sposini, un nome che per decenni ha brillato nel panorama del giornalismo italiano, è caduta nel dimenticatoio, il suo silenzio assordante elevato a simbolo di un sistema che predilige il momento piuttosto che la verità. Il 29 aprile 2011 segna una data tragica, un ictus ha trasformato un comunicatore esperto in un uomo senza voce, privandolo della sua stessa identità e, paradossalmente, della società stessa. Da allora, l’assenza di un sostegno adeguato per un professionista che ha dedicato la sua vita alle parole è diventata un difetto di fabbrica nel motore della pubblica amnesia.

Lamberto Sposini è ancora vivo, ma per molti sembra che la sua esistenza si sia volatilizzata. Oggi, a oltre un decennio dall’impatto devastante dell’ictus, la sua vicenda personale non è solo una tragedia isolata, ma un grave affronto per tutti noi: una disumanizzante indifferenza da parte di una televisione che ha fatto delle sue parole il pane quotidiano per milioni di italiani. Nella sua incapacità di comunicare, Sposini ha visto svanire le attenzioni di coloro che lo avevano accolto nelle loro case dal 1978, ma ora lo hanno abbandonato come se nulla fosse.
Sposini è un simbolo di un’umanità che, per ironia del destino, viene dimenticata rapidamente. Negli anni, la vicenda ha continuato a scavare un fossato tra un uomo le cui prestazioni sono state celebrate e il silenzio assordante che lo circonda oggi. La prima morsa è stata la malattia, ma la seconda, e forse la più crudele, è stata l’indifferenza. E non parliamo solo di colleghi, ma di un’intera industria dell’intrattenimento che ha fatto lo stesso gioco di sempre: celebrare i successi e scomparire quando non c’è più nulla da guadagnare.
Matilde, la figlia di Sposini, si è fatta carico del peso di una vita intera, dedicandosi con amore e sacrificio alla cura del padre. È lei che continua a combattere contro il buio del silenzio in cui Sposini è stato costretto a vivere. Accanto a lui c’è Sabina Donadio, un’amica che ha fatto dell’impegno nel mantenere viva la memoria dell’uomo un atto cruciale di giustizia. Ma il resto del mondo del giornalismo e della televisione? Un deserto. Un vuoto inquietante che riflette la realtà di una società che dimentica in fretta.
L’assenza di azione da parte delle istituzioni è sconcertante. Si è parlato di abdizione collettiva. Le istituzioni teatrali e i volti noti dello spettacolo hanno voltato le spalle a un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella storia della televisione italiana, colpito da una malattia che ha privato il mondo delle sue parole. Ogni giorno, Sposini respira, ma il suo silenzio è un monito per noi tutti. La domanda che aleggia è chiara: perché non facciamo di più?

La storia di Lamberto Sposini è diventata una vergogna collettiva, una metafora dell’abbandono e della disillusione di un settore che si nutre di storie, ma che quando si tratta di prendersi cura di quelle stesse storie, si ritira omertoso in un angolo. Non è solo una questione di compassione, ma di rispetto per un uomo che ha dato tanto e ha ricevuto poco in cambio. È ora di riprendere in mano il discorso, di dare voce a chi non può più farlo. La sua storia non deve essere dimenticata.
Ciò che è successo a Sposini non dovrebbe mai accadere a nessuno. Le lamentele di Sabina Donadio, che ha messo in luce questa triste condizione, devono risuonare nelle stanze del potere, nei corridoi delle reti e nella coscienza collettiva. Non possiamo accettare che un uomo che ha scritto pagine importanti della storia del giornalismo italiano rimanga in un angolo buio, ignorato e trascurato. Questo silenzio non è solo doloroso; è un richiamo all’azione.
Lamberto Sposini vive, ma giace nella penombra del nostro disinteresse. Le sue prospettive e i suoi ideali meritano di essere onorati. Ogni giorno che passa senza un cambiamento è un giorno sprecato, un giorno in cui la televisione e la società civile devono affrontare la propria coscienza. La realtà è che Sposini è stato abbandonato, e il vuoto che ha lasciato è colmato solo dall’indifferenza.
Che le parole di Sabina Donadio ci ispirino ad agire. È tempo di rovesciare il silenzio che avvolge Sposini. Non è solo la sua vita che è in gioco, ma la dignità di un’intera nazione e del suo racconto. Facciamo rumore, parliamo per Lamberto Sposini e tanti altri come lui. Non lasciamoli mai più nella solitudine. La storia del giornalismo italiano merita di essere scritta con rispetto e umanità.