Un nuovo, inquietante sviluppo nel caso di Liliana Resinovich ha scosso Trieste e l’Italia intera. La tragica confessione di Sterpin, un nome che ha iniziato a circolare come un’ombra nel groviglio di contraddizioni che circondano la morte della donna, ha aggiunto un ulteriore strato di mistero a una vicenda già di per sé complessa. “L’ho fatto perché avevo paura…” ha dichiarato, lasciando tutti senza parole e accendendo interrogativi inquietanti.

Liliana, trovata senza vita avvolta in sacchi della spazzatura in un angolo isolato vicino all’ex ospedale psichiatrico di Trieste, ha visto il suo caso prendere una piega drammatica. Gli investigatori, già alle prese con una miriade di indizi ambigui, si sono trovati di fronte a un dettaglio che inizialmente sembrava insignificante: una trama impressa sulla plastica dei sacchi. Questo segno ha scavato in profondità nella ricostruzione ufficiale, rivelando che ogni millimetro della scena del crimine era un campo minato di incertezze.
La scoperta di un guanto abbandonato vicino al corpo ha sollevato domande inquietanti: chi era presente prima dell’arrivo degli investigatori? Un guanto di latex? O un indizio di un’interazione più sinistra? La verità ha iniziato a emergere quando i laboratori del Triveneto hanno replicato le condizioni della scena del crimine, rivelando che le impronte sul sacco corrispondevano ai jeans indossati da Liliana. Una spiegazione apparentemente semplice, ma che ha sollevato nuove domande su come fosse finita in quel posto.

La GoPro del marito di Liliana, Sebastiano Visintin, ha fornito un’ora e diciassette minuti di immagini dettagliate, documentando il suo percorso. Ma mentre il marito sembrava avere un alibi solido, la mancanza di tracce e di movimenti nella vita di Liliana nelle ore precedenti alla sua scomparsa ha lasciato gli investigatori in un labirinto di confusione.
Le testimonianze contrastanti sul suo stato d’animo e i segnali di tensione nei giorni precedenti la sua scomparsa hanno alimentato ulteriori speculazioni. Era Liliana in contatto con qualcuno che conosceva? Qualcuno che l’ha portata in quel boschetto isolato, un luogo che non faceva parte della sua routine? La mancanza di segni di costrizione ha sollevato l’ipotesi che potesse essere stata accompagnata da qualcuno di fidato, ma i dettagli rimangono sfumati e ambigui.
Con ogni nuova informazione, il caso di Liliana Resinovich si fa sempre più intricato. Mentre gli investigatori continuano a scavare, la comunità di Trieste è in attesa di risposte, mentre la verità sembra sfuggire come sabbia tra le dita. La confessione di Sterpin potrebbe essere la chiave per risolvere questo mistero, ma la strada verso la giustizia è ancora lunga e piena di incognite.